Il porto di Barletta rappresenta la più antica testimonianza cittadina e nel corso dei secoli è stato non solo la prima fonte di guadagno della comunità ma anche lo strumento principale per espandersi ed affermarsi.

Sono i Bardei Illirici che trovano rifugio in un anfratto costiero corrispondente all’area attualmente occupata da Piazza Marina e questo tratto di costa diventa il loro primo attracco portuale.
Ben presto gli scambi commerciali si infittiscono e il primo molo arcaico diventa lo scalo marittimo a servizio della vicina e fiorente Canusium.
Probabilmente se l’antica Bardali non avesse avuto il porto, oggi non esisterebbe Barletta. E’ infatti, grazie agli interessi economici che Bardali aveva stretto con Canosa, che l’antica Barletta rinasce, unica comunità tra tutti i villaggi distrutti da Annibale.

Nel 1156, Barletta diviene capoluogo di provincia e stringe intensi rapporti commerciali con i più importanti armatori dell’epoca che compravano il grano, il vino, l’olio, il sale, legna e carbone per venderli nei mercati internazionali.
Ma la città è anche un punto di transito per i pellegrini in viaggio verso la Terrasanta e la Crociata e gli ordini cavallereschi edificarono i loro complessi conventuali, spesso proprio a ridosso del porto.

Tra il 1300 e il 1400, il molo è ampliato, questo rese il porto più trafficato e la città più ricca. Le attività portuali erano gestite dall’ufficio di Portulanato che svolgeva le attività inerenti l’impiego dei portuali come un vero e proprio tribunale amministrativo.

Nel 1740 Carlo III di Borbone istituisce a Barletta, il tribunale del Commercio e dispone che l’esportazione delle merci avvenga esclusivamente dal porto barlettano in questo modo la città gode di enormi profitti derivanti dalle attività collegate alle operazioni portuali come il caricamento navi, l’infosseria e sfosseria, l’immagazzinaggio ecc… basti pensare che in città si stoccava quasi tutta la produzione granaria della Puglia e della Basilicata, grandi quantitativi di vino, olio, legname, carbone, sale e tutto questo comportava la presenza di uffici di rappresentanza, l’utilizzo di depositi e mano d’opera specializzata.

Nel 1807 si costruisce il Faro ad opera dell’architetto barlettano Domenico Luigi Chiarelli. L’opera alta quindici metri, ha una base calcarea quadrangolare, forata da quattro occhi di bue. In seguito venne innalzata una torre cilindrica in mattoni alla quale si aggiunse la gabbia della lanterna alimentata ad olio fino al 1913.
Il faro Napoleonico va in pensione nel 1959, sostituito dal nuovo e oggi rimane “faro” della memoria storica del fortissimo legame esistente tra barletta e il suo porto.

La storia del porto di Barletta ha tanto da raccontare, è nel porto che affondano le radici storiche ed economiche della città, testimonianze di un ruolo che non dovrà essere mai dimenticato.